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Il Consiglio di Stato non è un campionato: non ci sono consiglieri di Stato di serie A e di serie B.

(Michele Pizzi)

L’articolo del Fatto quotidiano del 13 maggio 2021 in cui si afferma che al Consiglio di Stato “Frattini scatena la lotta di classe”, quale firmatario, insieme ad altri Presidenti, di una lettera in cui si ribadirebbe lo “status gerarchico” tra consiglieri di Stato “di classe A” e “di classe B”, riporta in termini non corretti i contenuti della lettera in questione.

Da una lettura serena della menzionata lettera emerge, al contrario, che i Presidenti hanno in grande, ed eguale, considerazione tutte le componenti del Consiglio di Stato.

È scritto infatti che i tre canali di accesso al Consiglio di Stato sono tutti (nessuno escluso) “volti ad assicurare una provvista di magistrati di elevatissima preparazione culturale, esperienza e competenza, scelti, secondo i criteri di legge, tra soggetti che hanno già maturato diversi percorsi professionale”, senza che si possa scorgere in tali parole alcuna volontà di creare consiglieri di Stato di serie A e consiglieri di Stato di serie B.

Inoltre i Presidenti firmatari, proprio in quanto già Presidenti, non hanno alcun interesse diretto nelle questioni oggetto di esame da parte dell’Organo di autogoverno, con ciò dimostrandosi in re ipsa che l’intervento dei Presidenti firmatari è stato neutrale, oggettivo e scevro da interessi personali, unicamente rivolto a richiamare l’attenzione del C.p.g.a. (Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa) sul doveroso rispetto della legge esistente, a fronte di istanze che, seppur formalmente qualificate come “interpretative”, sono invece tese ad ottenere una sostanziale disapplicazione della legge vigente, vieppiù in contrasto con quanto affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 273 del 2011.

Come ben noto, richiamando quanto correttamente evidenziato nella menzionata lettera sottoscritta dai Presidenti, “nessuna <disapplicazione> delle leggi vigenti può essere chiesta all’Organo di autogoverno della magistratura amministrativa, disapplicazione ammessa solo in caso di contrasto del diritto nazionale con il diritto europeo, e da tale ambito si esula del tutto nel presente caso”.

Lungi dal guardare i consiglieri di Stato di provenienza Tar “dall’alto verso il basso” (come pure è stato scritto nel menzionato articolo del Fatto quotidiano), al contrario i Presidenti firmatari hanno voluto sollecitare l’Organo di autogoverno, in uno spirito di fattiva collaborazione, a segnalare al Legislatore le problematiche che tanti contrasti stanno creando in seno alla magistratura amministrativa, al fine di ottenere “un intervento normativo che introduca la <decorrenza unica> della nomina dei magistrati delle tre diverse provenienze”.

Stupisce infine apprendere che “il sindacato ha proclamato lo stato di agitazione e la categoria minaccia di incrociare le braccia per protesta”, in quanto, se in generale non è appropriato che sia minacciato uno sciopero da parte dei magistrati per questioni interne, a maggior ragione non lo è se il fine è quello di ottenere un vantaggio di carriera non tramite la via maestra di un percorso parlamentare, ma mediante la “scorciatoia” della disapplicazione, in via amministrativa, della legge.